I nostri associati, rispondendo al sondaggio interno, hanno raccontato le criticità che sono costretti ad affrontare nel loro lavoro: morosità, difficoltà di relazione tra vicini, continue lamentele dei condòmini e aggressività. Vita spericolata quella degli amministratori condominiali, tra social media onnipresenti, lamentele continue e morosità in aumento. È il quadro complicato che emerge dal sondaggio che l’ANAMMI ha effettuato a settembre tra i suoi oltre 13mila iscritti. Poiché il condominio rappresenta il termometro socio economico d’Italia, l’idea del sondaggio interno nasce proprio nell’intento di mostrare da un lato le difficoltà dei condòmini, dall’altro quelle dei professionisti in quella che, per il 70% delle famiglie italiane, è la prima comunità di riferimento. La fotografia scattata dai professionisti dell’ANAMMI è sicuramente sincera e mostra un quadro complesso, con il quale gli amministratori dovranno fare i conti nei prossimi mesi. Un primo dato di rilievo riguarda l’età dei condòmini italiani. La media anagrafica si situa tra i 40 ed i 50 anni, mentre gli ultrasessantenni rappresentano circa un quarto dei condòmini. Appena il 2,57% ha tra i 30 e i 40 anni. Più ampia, invece, l’appartenenza anagrafica dei partecipanti alle assemblee condominiali, che va dai 30 ai 60 anni nell’83% dei casi. In altre parole, anche in condominio, l’Italia non è un Paese per giovani, in virtù delle spese che implica la proprietà di casa. Un altro dato sorprendente riguarda le donne, che sembrano avere poco interesse per le assemblee condominiali: appena il 25,69% contro il 74,31% di uomini. Come si spiega? Molto banalmente, potrebbe essere una fuga dalle liti assembleari. Certo è che spesso le donne sono ottime mediatrici e, come più volte sottolineato anche dall’ANAMMI, il fatto che ce ne siano ancora troppo poche alle riunioni di condominio è un danno per tutti. Qualche nota positiva arriva dalla percezione che i professionisti hanno di quello che, a tutti gli effetti, è il loro habitat lavorativo. Nonostante tutto, il condominio resta una comunità con pregi e difetti, come afferma il 66,61% degli associati dell’ANAMMI. Al contrario il 33,39% lo ritiene un vero campo di battaglia. Il punto, ha osservato il presidente dell’ANAMMI Giuseppe Bica commentando il report, “è che il mestiere di amministratore non è semplice, ed in alcune aree del Paese è sicuramente più difficile esercitarlo. Tuttavia, dopo la riforma del condominio, competenza e professionalità sono obbligatorie. Ecco perché la maggioranza degli amministratori, pur riconoscendo le criticità, vede nel condominio una comunità, un gruppo sociale”. Sorprende in particolare la ridotta partecipazione delle donne alle assemblee condominiali: poco più del 25% contro il 74,31% degli uomini. Come mai? Il motivo va ricercato nella “fuga” dalle discussioni che spesso vengono invece delegate alla popolazione maschile. La critica più diffusa riguarda invece le spese che per i con-dòmini sono sempre eccessive. Ma come tutte le comunità che si rispettino, le lamentele non mancano. Per il 48% degli iscritti all’ANAMMI, la critica più diffusa riguarda i soldi: “Qui si spende troppo” è lo slogan preferito dai condòmini. Il 42,39% degli amministratori indica invece il cattivo rapporto con i vicini. “Nessuno rispetta le regole” sintetizza il problema principale del 37,25% degli intervistati. Oltre l’8% di interpellati segnala nello specifico comportamenti scorretti, come il parcheggio indiscriminato, l’acqua dei panni che sgocciola, i cattivi odori. A pesare, secondo i professionisti del settore, è anche una scarsa conoscenza della materia condominiale da parte dei loro amministrati, come attestato dal 75,23% dei soci ANAMMI. Del resto, è una materia in continuo divenire, con una giurisprudenza in costante evoluzione, cui si aggiungono continuamente nuovi temi, legati alle tecnologie e persino al cambiamento climatico. Ma quale è la tipologia di condomino che crea più problemi all’amministratore? Non ci sono dubbi: il professionista che crede di saperne più dell’amministratore (52,84%) e il condomino moroso (42,49%). Nel primo caso, si crea una competizione spiacevole, che provoca liti in assemblea. Nel secondo caso, la questione è ancora più spinosa: chi non paga, grava con i suoi debiti su chi invece versa regolarmente le quote, mettendo in difficoltà l’amministratore. Altre due figure problematiche sono l’anziano sempre pronto a criticare (34,31%), e il giovane che non sa convivere con gli altri (30,64%). Per un 6% dei professionisti interpellati, c’è anche “il condominio che crede alla Rete”, ovvero chi discute in assemblea sulla base di quanto letto o, meglio ancora, interpretato leggendo qualche articolo sul web. Il condominio si conferma dunque come il regno della lamentela. Le critiche dei vicini, ormai, non volano da un piano all’altro, ma corrono sui social. Anzi, su un solo social media: Whatsapp, luogo virtuale obbligato della vita in condominio. Alle voci di pianerottolo, insomma, si sono sostituiti i messaggi sulle chat. Rincari e crisi economica sono la principale preoccupazione degli italiani, anche quando vivono in condominio. Le previsioni dei professionisti non sono ottimistiche, purtroppo i ritardi nei pagamenti aumenteranno. Per il 53,58% dei professionisti interpellati, la morosità crescerà del 20%, per il 40,55% raddoppierà addirittura.
Infine, un dato geografico: le città in cui le problematiche condominiali emergono con più forza sono anche le più grandi. In testa c’è Roma, seguita a breve da Milano e Napoli. A distanza, si fanno notare Torino e Venezia.